Strettamente connesso alle catene muscolari e abbondantemente tenuto in considerazione dagli Osteopati è il Diaframma. Esso è un muscolo implicato sia nella statica che nella dinamica. Infatti i suoi pilastri posteriori si agganciano alle vertebre lombari e si trovano soprattutto in relazione con le catene di estensione; la sua foglia anteriore è in relazione privilegiata con le coste e lo sterno e le catene di flessione per mezzo dei grandi retti; le foglie laterali invece lo sono con le catene crociate.
Contrae rapporti diretti con molti organi toraco-addominali: pericardio, pleure polmonari, fegato, reni, surreni, milza, stomaco, coda del pancreas.
È implicato in svariate funzioni: respirazione, equilibrio delle pressioni toracica e addominale, parto, minzione, defecazione, modulazione della voce, tosse, statica e dinamica (rispettivamente per mezzo di cupole e pilastri), biomeccanica addominale, digestione (per via dell’orifizio esofageo), emozioni.
Il diaframma è il muscolo chiave della vita, funziona in modo continuo ma intermittente, per cui non sarà mai spontaneamente debole. Accade però molto spesso che il diaframma sia costantemente contratto, bloccato nel suo fisiologico movimento, ed in tal caso è necessario intervenire per liberarlo. Il diaframma è il catalizzatore delle funzioni parietali e viscerali, occorre liberarlo, ottenendo al tempo stesso un rilassamento emozionale.
L’’Osteopatia agisce tramite la liberazione delle strutture del diaframma e di quelle a distanza che gli impediscono di funzionare correttamente.
Il diaframma: il muscolo dell’intelligenza emotiva
Se chiedessimo ad un ingegnere come un palazzo riesce a svilupparsi verso l’alto, lui ci risponderebbe che ha bisogno di strutture verticali, ma anche di quelle trasversali, affinché risulti stabile e compatto.
Le strutture trasversali del nostro corpo sono i diaframmi:
Il diaframma toraco addominale è il più importante muscolo respiratorio. La sua contrazione, che ha l’effetto di abbassare la cupola diaframmatica ( e non di alzarla come molti pazienti fanno in funzione della loro reazione allo stress, ad una tensione emotiva) determina, assieme all’elevazione del torace, operata dai muscoli inspiratori, l’espansione della cavità toracica e dei polmoni, necessaria al richiamo d’aria nelle vie aeree, durante l’inspirazione. Inoltre, il diaframma è coinvolto in quasi tutte le funzioni del nostro corpo (come ad esempio quella digestiva).
La parola “diaframma” è formata da DIA “attraverso” e FRAGMA, “chiusura”. Si tratta quindi di un elemento che separa in due parti un intero e, in qualche modo, mette queste due parti in relazione, proprio in virtù di questa separazione.
Riferendosi al diaframma, Andrew Taylor Still – considerato il padre dell’osteopatia – così si esprime:
Per mezzo mio vivete e per mezzo mio morite. Nelle mani ho potere di vita e di morte, imparate a conoscermi e siate sereni!
Il diaframma è un muscolo dalla forma irregolare: più largo lateralmente che in senso antero-posteriore; più alto sul lato sinistro che sul lato destro. La sua cupola si forma in fase embrionale, dalla migrazione di strutture che partono dal tratto cervicale (C3-C5). Questo legame fa intuire come molti disturbi cervicali che si sviluppano in età adulta siano strettamente connessi al funzionamento errato del diaframma e viceversa.
Una corretta respirazione prevede una massima espansione del corpo nella fase dell’ispirazione e una massima concentrazione nella fase dell’espirazione.
La respirazione non condiziona solo l’ossigenazione delle cellule, ma anche il flusso della linfa, quella cioè che contiene leucociti, le cellule in grado di proteggere l’organismo dalle malattie. Tale linfa circonda tutte le cellule del nostro corpo e il suo quantitativo è quattro volte superiore a quello del sangue.
A differenza del sistema circolatorio che è dotato di una pompa (il cuore), il sistema linfatico ne è privo e l’unico modo per tenere in movimento la linfa è la respirazione profonda e l’attività muscolare.
Un linfologo californiano , il dottor Jack Shields, dopo aver condotto una serie di studi a riguardo, è arrivato alla conclusione che l’unico modo per purificare il sistema linfatico è attraverso una profonda respirazione diaframmatica: essa crea una specie di vuoto grazie al quale la linfa viene come risucchiata nella corrente sanguigna, moltiplicando la velocità con cui l’organismo elimina le tossine.
Per convincerci dell’importanza che l’ossigeno e la corretta respirazione hanno sullo stato di salute del nostro corpo, basti ricordare gli esperimenti condotti dal dottor Otto Warburg che riuscì a trasformare cellule normali in cancerose, semplicemente diminuendo il quantitativo di ossigeno fornito loro.
Il diaframma inoltre svolge un’importante funzione a livello emotivo: è come se fosse un grande centro che distribuisce energia all’intero corpo, attraverso il respiro
Uno squilibrio di questo centro può rendere facili all’ira, predispone a ulcere di origine nervosa, crea stipsi,(per mancanza di peristalsi) problematiche uro genitali, problematiche respiratorie (per alterazioni di scambio aria sangue) porta all’incapacità di essere calmi, mentre uno squilibrio in senso opposto può causare timidezza, scarsa energia, necessità di ricorrere a sostanze esterne per stimolare il proprio fisico; una tendenza alla sottomissione e a disturbi di digestione.
Un effetto importante di un respiro profondo è la vibrazione del corpo.
Come mai per così tante persone è difficile respirare in modo pieno, libero e corretto? La respirazione permette alle emozioni di emergere e le persone hanno paura di sentire. Hanno paura di sentire la loro tristezza, la loro rabbia, la loro paura, ma anche la loro gioia. Crescendo abbiamo imparato a trattenere il respiro per non far uscire il pianto o a contrarre la gola per non urlare o a irrigidire la zona del diaframma per ammortizzare dispiaceri, delusioni, dolori. Il risultato per ognuna di queste operazioni è quello di limitare e ridurre il respiro. Così, la soppressione di una qualsiasi emozione porta a un’inibizione del respiro. Quando tutto questo diventa un’abitudine, risulta compromessa la salute emotiva e fisica della persona.
Quando invece ridiamo forte, azioniamo il diaframma in modo naturale.
La pratica costante di una corretta respirazione crea una nuova abitudine del sentire; c’è bisogno infatti di riprogrammare la respirazione,modificare i dati scorretti inseriti! Adesso considerando che la respirazione è una attività automatica ma anche volontaria, e che purtroppo la scorretta modalità respiratoria a causa di tensioni emozionali ha modificato la naturale fisiologia del respiro facendola diventare afisiologica (o da stress), e che in un minuto realizziamo circa 14-16 atti respiratori,si pensi a che modifiche afisiologiche si va incontro. E’ quindi imperativo modificarla tramite la volontà,rieducandola e riprogrammandola fino al punto di farla diventare nuovamente fisiologica, proprio attraverso specifici esercizi respiratori,proprio come nei bambini, dove le tensioni non si sono ancora accumulate.Questo non significa vedere nelle difficoltà un motivo di abbattimento e malattia, ma un’opportunità di crescita e miglioramento.
Il modo più giusto per ossigenare in modo corretto tutto l’organismo prevede che l’espirazione dovrebbe durare il doppio del tempo dell’inspirazione, perché così facendo si eliminano tossine attraverso il sistema linfatico. Tra le due fasi è necessaria una pausa inspiratoria pari a quattro volte il tempo dell’inspirazione: in questo modo si ossigena completamente il sangue e si attiva il sistema linfatico,e soprattutto il suo fisiologico movimento aiuta a disperdere e non ad accumulare.
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